Paola Tosi

Interprete e traduttrice
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4 frasi da non dire mai a un traduttore (e alla maggior parte dei freelance)

ARTICOLO AD ALTO CONTENUTO IRONICO

Arrivano le vacanze e ogni volta, puntuale come un tormentone estivo, arriva anche l’amico che chiede al freelance di turno: “Beh ma tu sei sempre in vacanza!”

Questo mi ha dato lo spunto per raccogliere le frasi che alcuni colleghi traduttori / interpreti e io non sopportiamo, certa che si possa estendere a molti altri liberi professionisti.

“Lavori quando vuoi, non hai vincoli”

Da un lato è vero ed è il motivo per il quale molte persone scelgono di lavorare come liberi professionisti. 

Dall’altro però bisogna considerare che lavoriamo quando veniamo chiamati o ci viene affidato un progetto, quindi di fatto dipendiamo dalle tempistiche dei clienti.

Hai visto il famoso meme che gira online facendo ironia sul fatto che anche se arriva il weekend il traduttore freelance deve lavorare? Non puoi nemmeno immaginare quante richieste arrivano il venerdì per il lunedì!

Stesso discorso vale per le “ferie”: se tutte le aziende con cui collabora un freelance chiudono in agosto o nel periodo di Natale, sarebbe molto furbo che lo facesse anche il professionista, anziché assentarsi a maggio quando potrebbe ricevere molti incarichi.

Lavorando con realtà estere, mi sono anche resa conto che lavorare con più paesi complica le cose perché i giorni di feste nazionali variano da paese a paese. Quando in Italia si dà per scontato che non si lavora, i clienti stranieri invece sono aperti e vanno a tutto regime.

Mi ricordo ancora la prima volta che ho scoperto che in Spagna il Lunedì di Pasquetta è un giorno lavorativo!

“Lavori poco e guadagni tanto”

Magari! Credo che sia il sogno di tutti ma, come tutti i sogni, non è la realtà.

Di sicuro, a differenza dei dipendenti, noi liberi professionisti possiamo decidere quanto lavorare e di conseguenza anche quanto guadagnare.

Resta però il fatto che non siamo macchine, abbiamo dei limiti fisici oltre ai quali non possiamo andare. Come mi ha detto una volta una mia collega, nel caso di noi interpreti e traduttori il nostro guadagno è determinato dal tempo-lavoro che impone la nostra presenza. 

Per dirla in maniera più semplice, guadagno solo nel momento in cui lavoro, a differenza di chi vende beni o anche servizi preconfezionati, per esempio tutti i video-corsi che trovi già registrati online. Nel momento in cui li acquisti online, la persona potrebbe essere in spiaggia a sorseggiare un drink! 

“Tanto ci metti poco”
(per giustificare scadenze per ieri)

Essere freelance significa che si lavora con tanti clienti che hanno esigenze e stili diversi.

Si potrebbe pensare che il lavoro si riduca strettamente all’incarico, che potrebbe anche non essere molto voluminoso. 

In realtà ogni progetto richiede uno studio di “messa a fuoco”: come quando in azienda si inizia a usare una nuova procedura e bisogna analizzarla bene prima di farne ricorso.

Questo vale per tutti i progetti, che richiedono quasi sempre più tempo di quanto il cliente si aspetti.

“Quando ti trovi un lavoro vero?”

Ammetto che questa frase non è mai stata detta a me, ma molti colleghi me l’hanno riferita.

Con la pandemia e il lavoro da casa, ma anche dai luoghi di vacanza, forse ci siamo tutti abituati a concepire come “lavoro” anche quello che non si svolge dentro le quattro mura di un ufficio.

Purtroppo so che ad altre categorie di professionisti questa domanda non viene fatta, e forse è questo che ci dà più fastidio in assoluto.

Per sdrammatizzare, mi è capitato che persino in banca non trovassero la categoria di traduttore-interprete e volessero assegnare il mio profilo alla macro-area “Organizzazione eventi”.

Non esattamente quello che faccio nella vita!

Posso solo dire che pur non avendo un Albo nazionale, siamo a tutti gli effetti professionisti, si spera liberi, con tutte le gioie e i dolori che ne derivano!

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